NUMEN - EPISODIO 1.1

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  1. Lorenzo J. A. Buscaino
     
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    Dispositivo di memorizzazione: 4-8-6-7-2 _
    Supervisore: Dottoressa Leandra Quinn _
    Processo di memorizzazione: 0-0-4 _
    Data: Ignota _
    Orario: Ignoto _
    Località: Ignota _




    Leandra: "Non so più nemmeno perché lo sto facendo... ma credo che parlare sia in qualche modo più benefico che brulicare nel buio... ho bisogno di ragionare e di farlo ad alta voce, ma ciò mi fa sentire pazza. Per questo accendo la telecamera... lei mi segue, con quella luce fioca e mi sento meno sola. Oh dio...! Parlo proprio come i miei pazienti!
    D'accordo Leandra.
    Concentrazione.
    Bene... sindrome da stress post-traumatico. Il soggetto presenta tutti i sintomi: insonnia, ansia, difficoltà alla concentrazione... ipertensione, affaticamento fisico e perdita di interesse verso cose e persone, verso il mondo circostante.
    Episodi di distaccamento dalla realtà.
    Il soggetto è troppo distratto dal cercare una spiegazione per l'accaduto, la sua esperienza in materia lo porta a sforzare la mente per ritrovare i propri ricordi, persi probabilmente per il trauma cranico associato alla perdita di conoscenza... la quale non è possibile sapere quanto lunga possa essere stata..."

    La donna si sfiorò l'ematoma sulla nuca che le provocò immediamente un immenso dolore ed imprecò fragorosamente.
    In seguito prese un bel respiro e ritrovò la calma.

    Leandra: "...Gli ultimi ricordi sono legati al mio lavoro.
    Mi trovo nel mio studio e sto lavorando con degli strani documenti, ma non riesco a ricordare... di cosa si tratta.
    Non sono le mie solite cartelle cliniche.
    Ci ho pensato e ripensato almeno trecento volte ma non arrivo a nessuna conclusione...
    4-8-6-7-2... Spegni la telecamera..."







    "Dobbiamo fronteggiare questa minaccia, Orgon, lo Stato Centrale non deve trovare nulla contro di noi"
    Orgon: "Non c'è nulla di cui preoccuparsi, Padre. Le nostre fonti hanno già eseguito il lavoro per cui vengono pagate, siamo già in possesso del piano d'ispezione, visiteranno in primo luogo le terre del Popolo del Mare, saranno qui tra circa due settimane e prima di allora i commilitoni avranno smantellato il quartier generale"
    Padre: "Dove verrà spostato?"
    Orgon: "In un posto più sicuro. Il Tenente Luyt ha deciso di non farlo sapere. Non si fida di noi?"
    Padre: "Il Tenente Luyt ha preso una saggia decisione. Di sicuro sospetta che ci sia una talpa tra di noi..."
    Orgon: "Un traditore...!? Tra gli Imtop!? Come facciamo ad intercettarlo?"
    Padre: "Per ora dobbiamo stare buoni, Orgon, vedrai che lasciando strisciare il serpente... finirà per mangiarsi da solo la coda..."







    Samara: "Come mai il Bosco delle Fornaci? E' vero che è il più grande delle Terre del popolo del mare, ma non veniamo qui da quando eravamo bambini, oltretutto, qui non si trovano nient'altro che lepri..."
    Noel: "Forse mi sento fortunato... oppure non è l'unico motivo per cui ci troviamo qui...!"
    Samara: "Che intendi dire...?"
    Noel: "Beh... sai, quattro giorni fa è successo un fatto che mi ha molto turbato..."
    Samara: "Cosa è successo!?"
    Noel: "Ero nella mia stanza, avevo appena rimboccato le coperte a Rionn, quella sera era rimasto a giocare fino a tardi con i figli di Tirde ed era proprio stanchissimo... ad ogni modo mi divarico sul letto e leggo il mio libro, quando, tutto ad un tratto, la mia fidata ronda, Demisto..."
    Samara: "Demisto!? Che razza di nome è Demisto!?"

    Chiese la sorella essendo certa di essere presa in giro ma poi il sovrano si rilassò in una arrendevole risata e riprese il discorso, chiarendo la serietà del discorso.

    Noel: "Sì, lo so, fa ridere anche a me, tutte le volte che ci penso! Ma è un ragazzo in gamba e soprattutto fidato. Ad ogni modo... Demisto bussa alla mia porta e mi avverte di una cosa che mai avrei immaginato di sentire... 'é caduto qualcosa dal cielo...!' Farneticava. Ora, oso ammettere che troppe poche volte io perdo la pazienza, ma se ti prendi la briga di disturbarmi nella mia stanza, quando indosso già la tunica da notte... hai già un bel coraggio. Quindi gli posai una mano sulla spalla e gli chiesi se aveva bevuto troppo quella sera... ma lui parlava in modo ineccepibile, quindi, da buono Re del Mare, decisi di dargli corda. Nella mia testa, mentre indossavo gli abiti statali, pensavo già 'quale punizione un Re dovrebbe mai dare ad una sua fidata guardia in questi casi?'
    Uscì dalla stanza e Demisto, mentre mi raccontava di un enorme boato e di un oggetto grande quanto quattro navi da guerra Galesiane, mi portò proprio tra questi alberi"
    Samara: "Non è una delle tue solite storie, vero Noel?"
    Noel: "Purtroppo no sorella, e tra poco sarò costretto a chiederti un immenso favore..."

    Samara rimase sbigottita davanti a quelle parole. In genere era lei a chiedere l'aiuto del fratello.

    Noel "...Comunque non trovammo nulla di ciò che aveva descritto. Trovammo qualcos'altro..."

    Il Re del Mare sostò, scese da cavallo e condusse Samara attraverso un sentiero secondario. Una ventina di passi in direzione del mare, scostò le piante sotto una roccia e lì mostrò quello che aveva trovato alla sorella.

    Era una grotta piccola e calorosa, ricca di fessure dalle quali entrava molta della luce solare. Vi era in piedi Demisto ed un medico piegato per terra.
    Quando vide ciò che vi era ai suoi piedi la donna rimase sconvolta.







    La donna cominciò a contare i passi da quando lo sentì entrare nel corridoio. Era arrivata a trentadue.
    L'uomo spostò lo sportellino, si assicurò che la donna fosse nell'angolo della stanza ed infine vi fece il suo ingresso, richiudendo la porta a chiave dietro di sè.

    Einar: "Buongiorno"

    Leandra faceva finta di non sentire.

    Einar: "Non c'è alcun motivo per cui tu ti debba comportare in questo modo... non ti farò alcun male. Il motivo per cui ti tengo chiusa qui dentro è esclusivamente uno: la tua salute"

    Leandra: "La mia salute?"

    Domandò la donna con un sorriso forzato.

    Leandra: "Secondo te fa bene alla mia salute stare rinchiusa qui dentro?"
    Einar: "Forse mi sono espresso male, ma fidati. Lo faccio per te. Lo faccio perché ti credo, credo alla storia che mi hai raccontato, credo che tu abbia perso la memoria... ma proprio questo indica che tu non hai idea di come sia il mondo là fuori adesso!"
    Leandra: "Prova a spiegarmelo, allora... cercherò di ascoltarti"
    Einar: "Ti ho trovato con una strana... divisa, addosso, Leandra..."
    Leandra: "Una divisa? Di che tipo? Fammela vedere...!"
    Einar: "Ho dovuto buttarla nel mare"
    Leandra: "Hai dovuto... oh mio Dio...! Grazie! Proprio bravo! Quella divisa avrebbe potuto stimolarmi un flashback! Ma tu cosa fai? La butti nel mare! Certo, tu vuoi proprio aiutarmi...! Ne sono ancor di più convinta!"
    Einar: "Sono stato costretto, se qualcuno avesse visto quella divisa, mi avrebbe denunciato e tu saresti stata portata via dallo Stato Centrale"
    Leandra: "'Lo Stato Centrale'!? Portata via!? Per che cosa? Quale crimine? Una divisa?"
    Einar: "Le Leggi dei Cinque Venti aboliscono l'uso di qualsiasi tipo di tecnologia, della pratica alla tecnologia e anche del possedimento di materiali ritenuti contro le leggi"
    Leandra: "Stai scherzando...? Cioè tu mi vuoi dire che non sai... cosa sia un televisore o un'automobile...!?"

    Il ragazzo scosse la testa.

    Leandra: "Sono giorni che stai affermando che io arrivo da un'altra epoca, Einar. Come fai ad esserne convinto?"
    Einar: "Perché ti ho vista arrivare... dal cielo"
    Leandra: "Dal cielo?"
    Einar: "Si, sei arrivata come un Portatore di Luce dal cielo, quattro notti fa"
    Leandra: "E adesso cosa sarebbe un Portatore di Luce?"
    Einar: "Un giorno ti spiegherò"
    Leandra: "Dal cielo... eh...? Un luce...!? In fin dei conti... questa potrebbe essere la cosa più sensata che tu abbia detto fin'ora"

    La Dottoressa cominciò a rimuginare e pareva divenire istante dopo istante sempre più preoccupata. Un'idea aveva cominciato a farsi breccia tra i suoi pensieri e finalmente ebbe la conferma che non avrebbe trovato le risposte dentro di sé, se voleva delle risposte, avrebbe dovuto camminare su questa dimensione.

    Einar: "E' ora che tu comprenda che ti trovi in un'altra realtà, Leandra, lo dico per te..."

    Il volto della donna cambiò radicalmente e fu come se qualcosa, fino ad allora represso dentro di lei, le fosse stato scaraventato in faccia.
    La donna razionale e decisa scomparve e le sue debolezze presero in un solo attimo il sopravvento sul suo corpo.
    Si sentì chiudersi le braccia, soffocarsi il petto e contorgersi il ventre. Percepì un sapore acido in bocca ed improvvisamente le mancò l'ossigeno.
    Ebbe una crisi, probabilmente un attacco d'ansia e così Einar la sollevò di peso e corse fuori, all'aperto.
    Leandra respirò profondamente e dopo diversi minuti sdraiata per terra guardando il cielo e pensando a nient'altro che respirare, si riprese.
    Solo allora sollevò la testa e per la prima volta poté vedere che Oprin era il simbolico scherzo di una realtà che sconfinava oltre ogni sua immaginazione.

    Einar: "Benvenuta a Palave, La più grande città nel territorio del Popolo della Terra"






    Consigliere Threk: "Consigliere Folren! Non credo che la sua possa essere un'idea plausibile, o lontanamente utile al Popolo delle Ceneri"
    Consigliere Folren: "Fratello Threk, converrà anche lei che il figlio di Re Helge è sia troppo giovane che troppo attaccato alla vita militare per prendere le redini di un popolo che, nel momento di maggiore vulnerabilità, ha tragicamente perso un Sovrano impeccabile e che per decine di anni ha saputo guidare, sia coi sei anni di guerra prima che diplomaticamente dopo, un Regno che sarebbe altrimenti andato allo sbaraglio"
    Consigliere Threk: "Il ragazzo merita una possibilità, è stato proprio Re Helge a farlo allontanare dalla vita di Corte, per ciò che accadde quando era ancora un fanciullo"
    Consigliere Vogel: "Merita una possibilità? E dov'è adesso? Eh? Perché non è qui al consiglio che potrebbe decidere il suo futuro? Dubito, fratello mio, che tra le acque da bagno e le lenzuola dei letti del campo militare, Gruthvahl Lehm abbia mai imparato come guidare un popolo!"

    Esclamò il consigliere Vogel, provocando una risata generale.

    Consigliere Luja: "Mi trovo d'accordo con Fratello Folren... credo che il trono spetti al cugino più vicino di suà maestà, Antoeri ha avuto una carriera impeccabile nella politica del nostro Regno ed ha sempre trovato l'approvazione reale in ogni sua idea"

    Un rumore fece di colpo bloccare quel dibattito. Un rumore ciclico, quasi metallico, come il ticchettio di un orologio, sordo, fastidioso.
    Si fece sempre più intenso e solo quando fu a pochissimi metri da loro si poté comprendere di cosa si trattasse.

    Gruthvahl Lehm fece la sua entrata teatrale nell'aula pubblica del Consiglio, applaudendo lentamente, come solo un babbeo farebbe in mezzo a delle persone così importanti.

    Ma il problema è che lui non era un babbeo.

    Gruthvahl: "Davvero divertente tutto ciò..."

    Dietro alla sua immensa sagoma ne apparì un'altra, più minuta e poi altre due.
    Si trattava della Guardia Reale Wholrad e della sua scorta.

    Gruthvahl: "Sono davvero colpito dalla vostra dedizione al popolo, dico davvero, credetemi... e capisco i dubbi sul mio riguardo, di certo contestabili ma alquanto comprensibili. Ringrazio il Consigliere Vogel per la sua battuta, ma mi spiace doverlo avvisare che non ho dubbi verso la mia sessualità, non che ci trovi nulla di sbagliato in quello che lui faccia con svariati componenti del Senato Statale"

    L'intera stanza fu cosparsa di un brusio generale del pubblico.

    Gruthvahl: "Grazie, grazie..."

    Gruthvahl Lehm invitò tutti al silenzio e proseguì il suo discorso.

    Gruthvahl: "...risponda alla mia domanda Consigliere Luja! Antoeri, il cugino di mio Padre, ha avuto l'approvazione reale anche per intrufolarsi di notte nella sala reale, appartenente a mio padre?"
    Consigliere Luja: "Cosa sta confabulando Gruthvahl?"
    Gruthvahl: "Mostri a questi gentili signori, Signor Wholrad, il documento che ha tra le mani"

    Gli ordinò Gruthvahl facendo cenno di farsi avanti.
    Il Consigliere Folren ebbe l'onore di srotolare il nastro e di leggere a voce alta il documento, il quale sanciva la colpevolezza di Antoeri, con tanto di testimonianza ufficiale.

    Consigliere Folren: "Antoeri, lei è chiamato in giudizio, si faccia avanti, al centro dell'aula del consiglio...!"
    Antoeri: "Cosa...!? Non potete dire sul serio...!"
    Wholrad: "Si faccia avanti, Signor Antoeri, è la Sicurezza Reale che glielo impone"

    Antoeri scese i gradini e raggiunse il centro dell'aula, posizionandosi davanti a Gruthvahl.

    Antoeri: "Gruthvahl... perché mi stai facendo questo? Sangue del mio sangue"
    Gruthvahl: "Sangue del tuo sangue!? Non era così anche Helge, mio Padre, per te, forse!?"
    Antoeri: "Sì! Certo! Lo era!"
    Gruthvahl: "Allora per quale motivo lo hai avvelenato!?"

    Il pubblico si alimentò nuovamente in un vocio che creò la più totale confusione che vide i Consiglieri litigare ed azzuffarsi.

    Consigliere Folren: "Silenzio! Silenzio! Per Ciò che affermi ci vogliono le prove, mio Principe...! Non esageriamo sentenze solo per la voglia di vendetta"
    Antoeri: "E' vero...!"

    Esclamò il cugino del defunto Re, e tutti tacquero.

    Antoeri: "...Sono entrato di nascosto nella sala Reale ma solo perché vi avevo lasciato un pegno, datomi dal Consigliere Threk, la sera prima, alla cena Reale...!"
    Gruthvahl: "Consigliere Threk...! Confermi la versione di Antoeri?"
    Consigliere Threk: "Io non ho mai dato nessun oggetto, nè in regalo, nè in pegno, al cugino del Re"

    Dopo quest'ultima autocondanna, Gruthvahl decise di agire, con o contro l'opinione pubblica.
    Nessuno aveva fatto caso alle due Asce, legate dietro la schiena del Principe. Molti altri soldati prima di lui fecero il loro ingresso in quell'aula e di solito il pubblico ed i consiglieri stessi erano consueti a vedere le armi come accessori di abbellimento...

    Gruthvahl: "Volete le prove? Eccovi serviti!"

    ...fino ad allora, fino al momento in cui Gruthvahl Lehm, estrasse la sua Ascia destra, 'Memento', l'aveva chiamata.
    Con quattro movimenti, che da perfetto soldato concentrò in quello che per chiunque guardasse sarebbe sembrato solo uno, tagliò di netto il braccio destro del suo parente.

    Fu un'azione di una così impressionante rapidità che nessuno fece a tempo a rendersi conto di nulla.
    Gruthvahl l'avevano sempre chiamato 'La Creatura' fin dai tempi del campo di addestramento.
    Spropositato in tutto. Innaturale. Veloce ed efficace.
    Un'intelligenza militare da vero Uomo delle Ceneri, in un corpo da Uomo delle Montagne.
    L'agilità che mostrava data la sua stazza era oltre modo inconcepibile.
    Fece sembrare l'amputazione di un braccio come la rottura di un legnetto.

    Semplice.

    Il sangue ora fuoriusciva dappertutto. Schizzava anche sulla faccia del Principe, ma questi non chiuse nemmeno gli occhi.
    Le urla del malcapitato giunsero in un secondo momento e furono tali da lasciare pietrificati tutti quanti, nessuno escluso.

    Gruthvahl sollevò di nuovo l'ascia.

    Gruthvahl: "Ora confessa, o perderai anche la testa"
    Antoeri: "Sì!" esclamò con le ultime forze rimastogli "Sono stato io!"

    Ma il Figlio del Re non era così misericordioso come suo Padre. Decentrò la mira e si sentì rotolare a terra pure l'altro braccio.

    Forse ora la maggior parte del pubblico aveva perso l'appetito.

    Di sicuro il cugino del Re aveva perso conoscenza e stava ora morendo al centro di una Sacra Stanza che era rimasta tale,

    forse troppo a lungo.
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